sabato 7 marzo 2020

Ritorno da te + ti fidi di me? di J. Armentrout



Cari Lettori, buonasera! Oramai non c’è neanche più bisogno di dirlo…primo sabato del mese! Questa volta non abbiamo una sola chicca ma due. Sì perché Ele, nonostante tutto il trash, aveva bisogno di sapere come sarebbe andata a finire la vicenda e quindi ha continuato la lettura. Come già avevamo affermato nella recensione precedente, si vede che l’Armentrout ha del talento, si plachino anche i fan più accaniti. Siamo oneste e diamo a Cesare quel che è di Cesare 😉

Molto bene, cominciamo. Avevamo lasciato la nostra audace protagonista con una verità piuttosto scomoda: il mezzosangue che il gran figo del libro cercava non era il professor Piton ma lei. Ovviamente. Dubbi atroci la sconvolgono fino a quando decide di rivelarlo a Ren perché lei lo aamah e deve dirgli la verità. Lui, super addestrato e parte dell’elite (assassini di fae super cazzuti), abbassa la guardia per la prima volta nella sua vita e viene catturato dal cattivo della situazione. Eccerrto. Vi ricordiamo che il Cattivo vuole “inseminare” la nostra eroina per generare il bambino dell’apocalisse. Questo povero pargolo, a quanto pare, sarebbe un paradosso vivente e per un motivo a noi sconosciuto un paradosso è in grado di aprire i portali tra i mondi per far riversare tutta la corte del principe crudele sulla terra e sterminarci. Da qui parte una serie di salvataggi a catena: lei giura su dei cuccioli di lama (poi cara Jennifer ci spieghi perchè i cuccioli di lama...) di ritrovarlo, si fa catturare, trova finalmente Ren nel castello del principe e lo rende libero promettendo al Cattivo l’accesso al suo centro del piacere. Ren, una volta tornato a casa, organizza una squadra di soccorso e torna per mettere a ferro e fuoco il palazzo. Scoprono che esistono dei fae buoni che li aiutano; scoprono che le reali dimensioni di Campanellino, il follettino, sono “anatomicamente giuste” (per l’Armentrout la giustizia anatomica è essere delle pertiche di due metri senza grasso…shame on us e sui nostri rotolini di ciccia da biscotti al cioccolato); scoprono che c’è una corte di fae buoni e si nascondono lì.
Fine del primo libro.

Tutti happy shalalala della vita nella corte dei fae buoni, cominciano ad annoiarsi e comunque il principe crudele è ancora in giro e vuoi non andare a cercarlo per ucciderlo definitivamente? Con l’aiuto del principe buono e della sua corte, partono. Lo trovano. Battaglia.

Piccolo flashback: vi ricordate di Campanellino? Il folletto che fungeva da animale domestico, anatomicamente giusto, con la fissa per i Troll pupazzo e un abbonamento ad Amazon Prime? Bene. Ci siamo sempre chieste cosa ci facesse con tutti quei pupazzi e il momento della verità giunge nei capitoli finali. Capitoli in cui noi. Siamo. Letteralmente. Morte.
Immaginate una stanza a ferro e fuoco, tutti sul punto di collassare, il principe crudele ha quasi vinto ed entra dalla porta un trolley che scivola leggiadro fino al centro della camera. Silenzio di suspance. Con un click la valigia si apre e tutti i Troll si riversano fuori. Vivi, cannibali e comandati da Campanellino che giocava a Frankenstein nella sua cameretta all’insaputa di tutti. Quindi, i temibili guerrieri che nessuno sapeva come battere, vengono morsicati a sangue da dei troll comandati da un folletto. Campanellino vincitore indiscusso.

Comunque, alla fine si scopre che il principe crudele in realtà è il fratello scomparso del principe buono e che era sotto l’incantesimo della regina cattiva. Lei lo usava come un burattino, lui non poteva opporsi ma si ricorda tutto. Lo chiameremo il principe tormentato. Nessuno ha più interesse ad ingravidare nessuno.
Fine del secondo libro.

La morale di tutto questo? Fatevi Amazon Prime, ordinate un libro di magia nera e uno sulla sterilizzazione chirurgica (avreste risolto tutto al primo capitolo).


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