lunedì 30 settembre 2019

Il bambino con il cuore di legno di John Boyne

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Noah è scappato. Via da casa, dai suo genitori, da una domanda a cui non sa rispondere. Perché la sua mamma si è ammalata? Perché proprio lei? Noah non riesce neanche a pensare a quello che potrebbe succedere, figuriamoci affrontarlo. E' tutto troppo doloroso. Nella sua fuga incontra parecchi personaggi singolari tra cui un bassotto saggio, un asino perennemente affamato nonostante i soliti 15 pasti al giorno, alberi che si spostano e mele che tremano di paura. Finisce infine in uno strano negozio di giocattoli di proprietà di un vecchietto che sembra aspettare solo lui. Il giocattolaio ha una storia da raccontargli, una storia di grandi avventure, sorprese belle e brutte, promesse non mantenute. Mentre pranzano nel magico negozio dove gli oggetti hanno vita e un nome, Noah ascolta indirettamente la storia della vita di quel buffo signore tramite la storia di come sono nate le marionette della collezione privata del giocattolaio: inizialmente bullizzato, riesce a diventare un campione nella corsa e ad arrivare alle Olimpiadi. L'unica cosa che rimpiange è non essere riuscito a mantenere la promessa fatta a suo padre dopo la vincita delle Olimpiadi: tornare da lui. Troppo impegnato dalla fama e dagli eventi con i nobili di tutto il mondo, continuava a rimandare il suo rientro e la promessa fatta al padre fino a quando non è stato troppo tardi. Consiglia quindi a Noah di tornare dalla mamma per riuscire in quello che il giocattolaio non è riuscito a fare: dire addio.

Questo è stato il nostro primo approccio con questo autore, nonostante l'avessimo sentito nominare spesso grazie al suo libro "Il bambino con il pigiama a righe". Nonostante il libro non ci sia sembrano molto scorrevole, abbiamo apprezzato il continuo alternare tra l'amara realtà di Noah e il mondo magico delle favole. Il principale insegnamento che risalta da queste pagine riguarda il fatto che non bisognerebbe tenersi nulla dentro, bisogna trovare il coraggio di dire quello che si pensa e soprattutto quello che si prova perché certe cose, magari, non vengono viste come si dovrebbe.

 

Errori e malintesi di Victoria Van Oosten

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Poco dopo la fine delle guerre napoleoniche, nella elegante Bath d'inizio Ottocento tre giovani di ottima famiglia e altrettanto interessante dote sono alle prese con i rispettivi pretendenti o presunti tali: la protagonista, Isabel Ramsey, innamorata di Mr Tresham, studente di Oxford che tarda a dichiararsi; sua cugina Claire Dyce, fidanzata con il capitano Simmons, e Harriet Morris che non vuole saperne del capitano Reginald. Ad animare le loro giornate e complicare i loro sentimenti concorrono molti amici e parenti, tra i quali spiccano l'ironico Mr Drummond e la pasticciona Miss Skene, sempre pronti ad organizzare gite e divertimenti. Tra malintesi ed errori di valutazione, le tre ragazze dovranno fare i conti con la realtà e con i sentimenti altrui.

Dopo mesi e mesi di assenza dal nostro blog, taaa daaan, eccoci tornate!!!

Non ricordiamo bene il motivo per cui, ad un certo punto abbiamo smesso di scrivere articoli più approfonditi sui libri che leggevamo, vuoi un po’ di pigrizia, vuoi i diversi esami che continuano ad assillarci…. Ad un certo punto, abbiamo imboccato la via delle recensioni lampo su Instargram, che diciamocela tutta, sono molto meno impegnative. Ora però siamo pronte a ritornare sulla retta via e a liberare tutti i nostri sproloqui sulle nostre letture, che fino ad adesso abbiamo tenuto un po’ a freno. Bene (follettini e follettine), iniziamo questo nuovo ciclo di recensioni sul blog, parlando di un libro che abbiamo semplicemente adorato. Dovete sapere che quest’estate Chiara si è buttata sulla lettura di alcuni classici, tra cui Northanger Abbey di J. Austen e si è compeltamente innamorata delle atmosfere di Bath. Quando ci è stata proposta questa collaborazione, beh Chiara non se l’è fatto ripetere due volte ed ha subito accettato… e ha fatto bene, proprio bene.

“Errori e Malintesi” sembra scritto da una penna di altri tempi, la vicinanza con lo stile della Austen è impressionante, questa cosa ci ha letteralmente fatto impazzire! La storia è fresca, divertente e con un ritmo molto incalzante, non potrete fare a meno di finire il libro in un pomeriggio. I personaggi possono apparire un po’ bizzarri, ma se qualcosa non vi torna, sarà stato quasi certamente un malinteso! Il nostro preferito è Mr Drummond, come si fa a non fare il tifo per lui?! Veramente troppo simpatico! Il libro termina poi con il classico lieto fine, che con una vicenda del genere ci sta proprio bene.

Ora veniamo alle note dolenti, che in realtà poi tanto dolenti non sono. Siamo a Bath giusto? Bene, dove sono le terme? Questa caratteristica della cittadina purtroppo è stata poco sottolineata e questo un po’ ci è dispiaciuto. I personaggi poi venivano chiamati a volte con il nome di battesimo, altre per cognome, questa cosa inizialmente un po’ confonde. Le donne descritte in questo romanzo quando litigano danno in escandescenze, vi chiederete cosa ci sia di male in questo? Nulla ovviamente, ma pensiamo che le reazioni mostrate da queste giovani donne non siano realistiche e calzanti per il periodo storico descritto nel romanzo. Finito il nostro quarto d’ora da vecchie criticone, possiamo definirci estremamente soddisfatte di questa lettura e speriamo di poter leggere molti altri bei libri di questa collana di romanzi storici.

giovedì 26 settembre 2019

Angeli e alchimia di Barbara De Maestri

A una settimana dalla lettura di questo romanzo la prima cosa che ci sentiamo di dire è "finalmente!". Finalmente perché abbiamo trovato un romanzo di un autore emergente da cui non siamo riuscite a staccarci. Capita una volta su dieci ma quando succede l'euforia è un po' la stessa che avremmo nel scoprire la pietra filosofale. Quindi non smetteremo mai di fare i nostri più sinceri complimenti all'autrice in attesa che finisca di scrivere il secondo volume di questa saga. Ora veniamo al sodo. Il libro introduce le normali vicende di Estelle, Marcus, Samuel, Lucas e Dylan, cinque compagni di liceo che hanno ben poco in comune tra loro. Un giorno ricevono una lettera dal professor Hopp per partecipare a un convegno come attività extrascolastica. L'apice del divertimento. Chi per un motivo, chi per un altro, tutti si ritrovano a scuola e scoprono di essere stati gli unici a riceverla. Samuel sembra interessato. Estelle distratta. Marcus allibito. Dylan e Lucas cominciano a lanciarsi occhiate divertite fino ad arrivare a un'espressione di totale scetticismo e incredulità quando il professore comincia a parlare di flussi cosmici, di antichi manoscritti intraducibili e di come loro siano tutti collegati. Con la paura di essere finiti nelle mani di un professore un po' picchiatello, se ne vanno lasciandolo a brontolare frasi apparentemente senza senso. Cominciano a riflettere su quello che inizialmente sembrava un mare di idiozie perché, in effetti, qualcosa nella loro vita sta cominciando a cambiare. Decidono di credere al professor Hopp, in barba a qualsiasi senso normale della realtà. Da qui cominciano una serie di peripezie che portano i protagonisti a scoprire la base di quel legame che si sta lentamente creando tra loro e che non sembrano in grado di controllare. A questo punto ci fermiamo altrimenti vi rovineremmo la sorpresa!

Possiamo solo aggiungere che la storia è a dir poco scorrevole e coinvolgente, i nessi logici e storici reggono sotto il nostro sguardo spietato; non c'è alcuna storia smielata e strappalacrime che si dilunga per tutto il libro (ringraziamo particolarmente per questa nota romance evitata!).

Crystallum: sogni perduti di Giovanni Cacioppo

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Il romanzo si apre con la presentazione di tre ragazzi: Cora, Aran e Fez, che cercano un modo per riuscire ad arrivare a Eden e assistere alla più grande corsa automobilistica del continente. Tre problemi fondamentali si frappongono tra loro e il sogno tanto atteso: -trovare una scusa plausibile per riuscire a spiegare la loro assenza prolungata                    -i soldi per affrontare il viaggio                                                                                                          -Elidana, una ragazza che vive nello stesso orfanotrofio di Cora e che ha fiutato qualcosa

Trovata la scusa per l'assenza imminente, stanno cercando il modo di racimolare qualche soldo quando Cora cade tra le radici del Grande Jalme, l'immenso albero che svetta sulla città di Lud. Da questo punto cominciano a catena tutta una serie di eventi che coinvolgono i ragazzi e li portano a rimbalzare da una regione all'altra del continente in cerca di risposte a quello che sta accadendo.

Prima di tutto sentiamo di dover fare ancora i complimenti all'autore per l'idea alla base della storia. Innovativa e ben sviluppata, ideale per costruire una saga fantasy non banale. I personaggi sono tutti ben delineati fin dall'inizio, ma alla fine del primo libro sembrano improvvisamente perdere la bussola e comportarsi in modo del tutto opposto ai loro principi. L'unico di cui si può spiegare il comportamento contrario con un processo di maturazione è Fez che finalmente esce dal guscio e fa sentire la sua voce. Tutti gli altri sono un grande interrogativo. Altra compagna di viaggio che ci ha fatto un po' stortare il naso è stata Marmorel, amica di Elidana, e follemente innamorata di Aran. Se la nostra intuizione su quello che le è successo è corretta, il naso storto si trasforma in una smorfia di disapprovazione; i protagonisti hanno appena passato i 14 anni, non sembrerebbe plausibile un evento del genere e soprattutto è un elemento poco concorde allo svolgersi della storia.

Nella storia sembra manchi un generale senso di continuità, sono assenti elementi o indizi che collegano tutti gli aspetti di un evento a quello successivo. Il lettore si trova quindi molto spesso a chiedersi come si è arrivati a un certo punto. Nonostante questo l'autore riesce a coinvolgere nella storia; lo consigliamo quindi a tutti gli amanti del fantasy. Non lo consigliamo a chi cerca un primo approccio a questo genere.

Per chi è la notte di Aldo Simeone

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Mentre la Seconda Guerra Mondiale si avvia verso la fase più cruenta, tra i monti della Garfagnana c'è un paese che sembra rimasto escluso dalla Storia e in cui la vita è scandita da antiche leggende. Per gli abitanti di Bosconero è più forte il divieto di entrare nel bosco del timore della guerra e delle terribili notizie che arrivano dal fronte. In paese si racconta che tra gli alberi si nascondano inquietanti creature: gli streghi, spiriti che, dopo il tramonto, si aggirano con un cero in mano in un'infinita processione. Chi sono davvero? Qual è la risposta alla loro oscura domanda "per chi è la notte?".
Mio padre era carbonaio. Un giorno è entrato nel bosco e non ne è più uscito. La gente dice...che era per non combattere ma la verità è che lo hanno preso gli streghi. 

Francesco, il cui vero nome è Pacifico, ha undici anni e vive con la madre, malinconica e distaccata e la nonna dopo che il padre se ne è andato di casa. E' la nonna a nutrire la sua fantasia con i racconti popolari. Il ragazzo non ha amici e vive isolato perché, secondo le dicerie paesane, è figlio di un disertore. Suo padre ha rinnegato il re e Mussolini per non combattere. Questo marchio infame, però, non è la sua unica vergogna. Ancora più inconfessabile è il richiamo del bosco, nonostante la paura di ciò che si annida in esso. All'arrivo dei nazisti dopo la caduta di Mussolini e dopo l'apparizione di strane luci nel fitto degli alberi, comparirà nella vita di Francesco un nuovo amico, Tommaso, in fuga dalla grande città a causa delle persecuzioni. E' un ragazzetto basso, con i capelli rossi e gli occhi verdi, lo stesso verde di quel bosco che tanto attira Francesco. Sarà proprio lui a convincere Pacifico a violare quell'estremo confine svelandogli un segreto: anche al suo papà non piace Mussolini ed è andato a combattere una guerra segreta, una guerra contro i nazisti.
-Ci sono altre cose che mi fanno paura                                                                                        -Per esempio?                                                                                                                                  -La gente. Non gli streghi o i fantasmi; la gente vera. E' cattiva. 

L'autore riesce magistralmente a rappresentare quel periodo dell'infanzia in cui i miti e le leggende si confondono con la realtà, a volte diventando la realtà stessa. Questo romanzo riesce a rappresentare un'altra faccia della guerra attraverso gli occhi di un bambino che ancora crede alle favole. Un romanzo di formazione, un racconto tenero e straziante sulla fine dell'infanzia.

L'invitato di Massimiliano Alberti

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Buongiorno cari Readers! Prima di buttarci nella recensione di questo nuovo libro, vi dobbiamo delle sincere scuse per la nostra prolungata assenza. Cercheremo di organizzare al meglio il nostro tempo per riuscire a gestire tutto, promesso!

Ora veniamo alla parte interessante! Questo romanzo racconta le vicende che i tre protagonisti vivono a Vienna, città suggestiva e antica. Tra tutte le possibili sfumature di cultura che si possono trovare in questa città, il romanzo ruota attorno al tema dell'arte Pop che invade quotidianamente la vita dei protagonisti. Dopo anni di scorribande nella sonnolenta Trieste, i tre amici si ritrovano a Vienna per inaugurare una galleria di arte Pop. Ma, in un susseguirsi di colpi di scena e una vita sfrenata, i nostri tre eroi devono cominciare a fare i conti con le rispettive differenze caratteriali e con una stridente diversità di aspettative.
Il fine della Pop Art non è rivelare l'artista ma la popolarità dell'immagine stessa che egli rivede sotto un'altra cascata di colori, ombre e contorni.

Nonostante la storia sia intrigante e pian di spunti, lo stile dell'autore la rende abbastanza ostica da seguire. Viene usato un linguaggio particolare e molte volte anche troppo, se non decisamente, articolato. Ci siamo trovate in accordo con alcune "colleghe" quando affermiamo che potrebbe essere paragonato ad un classico, sia per il linguaggio ricercato e, diciamolo, un po' in disuso, sia per il modo in cui sono esposti gli eventi. Alcuni punti sono particolarmente ingarbugliati e devono essere riletti per riuscire a cogliere il nocciolo della questione. Diciamo che non è il genere di libro adatto da mettere in valigia in vista di una vacanza in cui ci si vuole rilassare. Rimane comunque una lettura piacevole, per quanto complessa, che indaga il caleidoscopio di maschere che rivestono la quotidianità.