lunedì 30 settembre 2019

Il bambino con il cuore di legno di John Boyne

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Noah è scappato. Via da casa, dai suo genitori, da una domanda a cui non sa rispondere. Perché la sua mamma si è ammalata? Perché proprio lei? Noah non riesce neanche a pensare a quello che potrebbe succedere, figuriamoci affrontarlo. E' tutto troppo doloroso. Nella sua fuga incontra parecchi personaggi singolari tra cui un bassotto saggio, un asino perennemente affamato nonostante i soliti 15 pasti al giorno, alberi che si spostano e mele che tremano di paura. Finisce infine in uno strano negozio di giocattoli di proprietà di un vecchietto che sembra aspettare solo lui. Il giocattolaio ha una storia da raccontargli, una storia di grandi avventure, sorprese belle e brutte, promesse non mantenute. Mentre pranzano nel magico negozio dove gli oggetti hanno vita e un nome, Noah ascolta indirettamente la storia della vita di quel buffo signore tramite la storia di come sono nate le marionette della collezione privata del giocattolaio: inizialmente bullizzato, riesce a diventare un campione nella corsa e ad arrivare alle Olimpiadi. L'unica cosa che rimpiange è non essere riuscito a mantenere la promessa fatta a suo padre dopo la vincita delle Olimpiadi: tornare da lui. Troppo impegnato dalla fama e dagli eventi con i nobili di tutto il mondo, continuava a rimandare il suo rientro e la promessa fatta al padre fino a quando non è stato troppo tardi. Consiglia quindi a Noah di tornare dalla mamma per riuscire in quello che il giocattolaio non è riuscito a fare: dire addio.

Questo è stato il nostro primo approccio con questo autore, nonostante l'avessimo sentito nominare spesso grazie al suo libro "Il bambino con il pigiama a righe". Nonostante il libro non ci sia sembrano molto scorrevole, abbiamo apprezzato il continuo alternare tra l'amara realtà di Noah e il mondo magico delle favole. Il principale insegnamento che risalta da queste pagine riguarda il fatto che non bisognerebbe tenersi nulla dentro, bisogna trovare il coraggio di dire quello che si pensa e soprattutto quello che si prova perché certe cose, magari, non vengono viste come si dovrebbe.

 

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