martedì 14 aprile 2020

L'età dell'innocenza di Edith Wharton

Buongiorno cari Lettori! oggi vi parliamo di un romanzo che abbiamo acquistato grazie alla splendida collezione RBA e che puntavamo da un po' di tempo. In realtà, più che il romanzo avevamo intenzione di leggere qualcosa della scrittrice. Abbiamo infatti scoperto solo a lettura finita che Edith Wharton ha vinto il premio Pulitzer nel 1921 con "L'età dell'innocenza". 
La storia comincia a New York nel 1870, quando Newland Archer si fidanza con May Welland, una ragazza della buona società, rispettata e ammirata da tutte le facoltose famiglie cittadine. Inizialmente certo del suo amore, tanto da voler anticipare di un anno il matrimonio (a quei tempi a New York si usavano fidanzamenti molto lunghi), Newland comincia ad avere dei dubbi in seguito all’arrivo della contessa Ellen Olenska. Amica di infanzia di Newland, ha sposato un conte polacco e ora è in fuga da un matrimonio infelice. Avvicinandosi a lei per curare i suoi interessi legali, il giovane avvocato si scopre affascinato dai modi spontanei di Ellen e la difende dalle critiche dei parenti, che non approvano le sue idee anticonformiste. Tra i due si crea un forte legame soprattutto per il fatto che Newland vede in lei la prima persona a non conformarsi alle regole dell'alta società di New Yor e, soprattutto, a non cercare di manipolarlo come fa May dietro a una finta innocenza. Ellen però non vuole essere il motivo di una rottura tra i due fidanzati e così rinuncia alla sua felicità, spingendo Newland a onorare una promessa che lui stesso non ha il coraggio di infrangere. Ellen rappresenta tutto ciò che lui ammira e desidera, ma di cui ha anche paura e sarà sempre il suo unico amore. Lei lo spinge a cambiare, a lasciare quelle abitudini che sono così radicate in lui solo perché è sempre stato costretto a prestarci attenzione. In questo modo nessuno dei due avrà mai la possibilità di vivere davvero e di assecondare le proprie emozioni. E' un finale amaro quello che ci viene prospettato e che inizialmente noi non abbiamo gradito. E' uno di quei finali che ti fa chiudere il libro in modo brusco, anche un po' arrabbiata con l'autrice magari, ma che ti sorprende in diversi momenti della giornata perché il pensiero torna inevitabilmente lì. Ed è allora che ti domandi se l'effetto di un gran finale non sia proprio questo: il non riuscire a dimenticarlo. Ora al ricordo di Newland anziano, in Europa, che non vuole incontrare Madame Olenska per conservare quel ricordo pure che ha di lei risalente ad anni prima, ci fa spuntare un sorriso quasi malinconico: capiamo il bisogno di mantenere certi ricordi tali. 

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