giovedì 14 novembre 2019

Notre Dame de Paris di Victor Hugo


Buongiorno cari Lettori!
Abbiamo cominciato a partecipare da poco ad una sfida tutta dedicata ai classici sperando che riesca finalmente a spronarci a recuperare tutta quell'infinita lista di must della letteratura che ci siamo riproposte di leggere nella vita. Ammettiamo che, in questo modo, speriamo anche di sfoltire la pila di libri della vergogna accumulati di fianco al comodino!
Come avrete intuito dal titolo dell'articolo, la nostra prima scelta è ricaduta su Notre Dame de Paris di Victor Hugo. Follemente innamorate del cartone Disney non potevamo decidere altrimenti. L'enorme delusione che ci ha colte quando ci siamo rese conto che libro e cartone animato sono totalmente differenti!
Partiamo con calma dal principio.
Il romanzo si apre con tutto il popolo di Parigi in fermento per la festa dell'Epifania e totalmente in trepidazione per la concomitante Festa dei Folli grazie alla quale veniamo a conoscenza per la prima volta di Quasimodo, eletto a Papa dei Folli. Questa particolare figura, diremo gotica tanto quanto la cattedrale che ama profondamente, non è quel tripudio di gentilezza e anima pura che ci eravamo immaginate da bambine. Deriso e ripudiato dalla società, cova un odio profondo nei confronti di qualunque essere ad eccezione di Claude Frollo e dei gargoyle con i quali è stato sorpreso più volte a parlare.
Inizialmente il romanzo è centrato sulla relazione tra Frollo e Quasimodo, un legame creato da un misto di amore, misericordia e sottomissione. Gioco strano del destino, Esmeralda si inserisce in questa diade dando vita a uno dei triangoli amorosi più tormentati e meglio descritti che ci sia capitato di leggere fino ad ora. Entrambi innamorati della bella gitana e lei che si strugge per il bel capitano che la seduce per poi abbandonarla. La storia segue quindi le vicende di questi tre personaggi e, marginalmente, del capitano Febo, l'evolversi della situazione fino al triste finale.
Nella trasposizione Disney la sorte peggiore è sicuramente capitata a Frollo, descritto come un padrone despotico e probabile stupratore. Insomma, in studio serviva un cattivo e hanno scelto lui rendendo Febo l'eroe della situazione. Sempre fedele ai suoi principi di fede e scienza, l'arcidiacono viene preso in contropiede dai sentimenti che prova la prima volta che vede Esmeralda ballare. Non riesce a concepirli, non riesce ad accettarli e comincia per lui una caduta nella follia data dalla disgregazione della sua identità.
Quasimodo ha continuato a suscitarci sentimenti di tenerezza mentre cercava di convincere Esmeralda (quella tonta!) che la vera bellezza non è esteriore e superficiale ma si trova nell'animo di una persona. Emblematica la scena in cui lui pone un mazzo di fiori secchi in un bellissimo vaso e un mazzo di fiori freschi e colorati in un vaso un po' vecchiotto che però riusciva a trattenere l'acqua per far capire questo suo pensiero alla gitana. (lei ovviamente si metterà ad annusare il mazzo di fiori secchi pensando a Febo... lo avevamo detto che era tonta).
Gli altri due protagonisti non hanno un ruolo particolarmente attivo se non che fanno da oggetto d'amore ad altri scatenando così tutte le dinamiche della storia. Esmeralda passa il tempo a sospirare il nome del capitano Febo e lui passa il tempo a calcolare chi sarebbe più conveniente sposare per avere una posizione di migliore prestigio.

Ovviamente, non possiamo che dirci soddisfatte dalla lettura di questo romanzo. Il consiglio che ci sentiamo di dare a chiunque voglia approcciarsi a questo capolavoro è quello di non lasciarsi intimidire dalla descrizione della festa nei primi 3 capitoli, possiamo affermare che è l'unica parte un po' noiosa.

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