lunedì 15 febbraio 2021

La Spinta di Ashley Audrain


Ciao Lettori, torniamo oggi con una nuova recensione di un libro che ha portato Chiara nuovamente lontana dalla sua comfort zone (se mai ne ha ancora una).
Si esatto, Chiara ha letto un Thriller e le è piaciuto da matti! Ormai ogni volta che dice: "questa cosa non è il mio genere" dovrebbe comparirle un pagliaccetto sulla spalla!
La Spinta è uno dei libri più sconvolgenti letti negli ultimi mesi, ringraziamo quindi Rizzoli Editore per averci permesso questa terribile esperienza. 
Partiamo con il lasciarvi la sinossi dalla quarta di copertina, così potrete subito immergervi nel mood del romanzo:

"È la vigilia di Natale e Blythe è seduta in macchina a spiare la nuova vita di suo marito. Attraverso la finestra di una casa estranea osserva la scena di una famiglia perfetta, le candele accese, i gesti premurosi. E poi c'è Violet, la sua enigmatica figlia, che dall'altra parte del vetro, a sua volta, la sta fissando immobile. Negli anni, Blythe si era chiesta se fosse stata la sua stessa infanzia fatta di vuoti e solitudini a impedirle di essere una buona madre, o se invece qualcosa di incomprensibile e guasto si nascondesse dietro le durezze e lo sguardo ribelle di Violet..."

Le tematiche madre-figli hanno sempre esercitato molto fascino su Chiara, ma è leggendo la prima citazione che ha subito capito che questo libro poteva fare al caso suo:
"C'è una storia, scritta nei nostri geni, che si tramanda di generazione in generazione. Da madre a figlia, il buono e quel che buono non è. Non possiamo scegliere la nostra eredità. Non possiamo scegliere chi siamo."

Uno degli ultimi esami della magistrale si chiamava "ecologia dello sviluppo", quello che più ci ha affascinato tra i vari argomenti trattati nel corso è stata l'influenza dell'ambiente e dei geni sullo sviluppo di una persona dal punto di vista cognitivo, emotivo e temperamentale. I geni mantengono nel tempo sempre un'influenza molto alta, tale da superare il 50% in alcuni casi. Come ci piace ripetere, la genetica non perdona, quasi mai. 
Ovviamente niente deve essere inteso in senso fortemente deterministico, ma la storia raccontata in questo romanzo, conferma che una storia familiare difficile è difficile da dimenticare, da abbandonare, da cambiare. La sola forza di volontà non basta. 

La seconda tematica che ha aperto in noi una profonda riflessione è la maternità. In questo romanzo viene scardinato uno dei più grandi dogmi delle società occidentali: 
"È tuo figlio, devi volergli bene" 
Pensare alla maternità come qualcosa di naturale è semplicistico e irreale, in quanto essa, come la maggior parte dei fenomeni che ci circondano, è un costrutto sociale. La nostra società impone alle madri un modus operandi funzionale alla crescita e allo sviluppo del figlio come membro della società. Questa modalità di allevamento, prevede che una donna che partorisce sviluppi immediatamente uno sconfinato istinto materno. Una madre è obbligata ad amare il figlio. Cosa succede quindi se questo amore non arriva? Che razza di madre è una donna che non ha piacere a passare del tempo col proprio figlio? Un mostro? No signori, è mostruoso non legittimare la possibilità che questa cosa accada. È mostruoso pensare che una cosa così emotivamente gigantesca, come accudire il primo figlio, possa essere naturale per tutti. È mostruoso pensare che allevare un figlio sia compito della madre e basta. È mostruoso non aiutare, è mostruoso non chiedere aiuto. 
L'amore non è naturale, non per tutti almeno, ed è giusto che sia così. 

La portata emotiva di questo romanzo è mastodontica, ogni pagina è un susseguirsi di fatti agghiaccianti e dolorosi, è stata un'esperienza unica e ci azzardiamo a dire anche formativa. Se ne siete predisposti, vi farà riflettere molto. 


Nessun commento:

Posta un commento