lunedì 4 ottobre 2021

IL SEXTING



La diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione, quali computer, smartphone e tablet, ha avuto un impatto rilevante sulle pratiche comunicative, le quali sono state oggetto di notevoli cambiamenti.

Anche le modalità con cui le persone intrattengono relazioni sessuali hanno subito qualche modificazione, oggi sono possibili e molto diffusi scambi comunicativi in questo senso, che fino a qualche decennio fa erano quasi sconosciuti e impensabili.

Negli ultimi anni è diventata pratica abbastanza comune tra i giovani lo scambio, attraverso il supporto di smartphone, computer e social network, di messaggi, immagini e video a carattere sessualmente esplicito, tale pratica prende il nome di sexting.

Sexting e una parola composta, un neologismo nato nel Ventunesimo secolo, che deve la sua origine dall’unione di due parole:

  • Sex: sesso

  • Texting: messaggiare

Esistono diverse scuole di pensiero riguardanti questo fenomeno, alcune sostengono che tale attività possa svolgersi solo attraverso il supporto dei telefoni cellulari, altre includono anche altre forme di supporto elettronico (Henderson & Morgan, 2011; Lounsbury, Mitchell, & Finkerhor, 2011). Alcuni studiosi ritengono che l’attività del sexting riguardi unicamente l’invio di foto a sfondo sessuale, mentre altri fanno riferimento anche a video e a messaggi (Lounsbury et al., 2011).

Questa diversità nei punti di vista porta ad una difficoltà a inquadrare chiaramente il fenomeno, che ad ogni modo sembra interessare, nelle diverse sue forme, una buona parte di adolescenti e giovani.

Smahel e Subrahmanyam (2014) hanno indagato il fenomeno del sexting, riferendosi a quest’ultimo come una nuova norma relazionale tra i giovani, volta a comunicare i propri interessi sessuali e a iniziare un contatto sessuale in un modo nuovo e diverso.

Secondo la maggioranza delle ricerche effettuate, la percentuale di adolescenti che pratica il sexting si aggira intorno al 15-25% (Mitchell, Finkelhor, Jones, & Wolak, 2012) e queste percentuali non sono molto differenti da quelle che sono state ritrovate nella fascia dei preadolescenti.

In uno studio di Rice e coll. (2014), che ha coinvolto 1285 preadolescenti  di Los Angeles, è emerso che circa il 20% di essi fosse convolto in un’attività di sexting e, inoltre, che il 5% di loro fosse anche sessualmente attivo.

La maggioranza dei giovani che inviano e/o ricevono materiale sessualmente esplicito definiscono tale pratica come normativa e condivisa dalla maggior parte dei coetanei (Lippman & Campbell, 2014).

Normalmente uno scambio comunicativo di questo tipo è positivo per entrambe le parti coinvolte, infatti, il tasso di soddisfazione riguardante l’esperienza del sexting tra i giovani si aggira intorno al 90%, (Diamond & Savin Williams, 2009).

In alcuni casi però l’esperienza del sexting può portare a sentimenti negativi, nonché a una sensazione di forzatura e pressione. Occorre quindi separare il sexting consensuale da quello che pone le proprie radici nella coercizione e in comportamenti aggressivi.

Il sexting viene spesso trattato in un’ottica demonizzante, ponendo l’accento unicamente sui suoi aspetti negativi e sui fattori di rischio, nonché sulle implicazioni legali ad esso collegate. Raramente si parla di sexting concentrandosi su ciò che di positivo esso può generare.

Secondo la definizione di Hasinoff (2013), il sexting è da considerarsi una interazione sessuale mediata tra gli individui. Il fatto che tale relazione sia mediata, porta alla produzione di materiale mediatico che rappresenta sé e il proprio corpo. La produzione di questo materiale porta quindi a diverse scuole di pensiero in riferimento al sexting, interpretato come una forma di oggettivazione del corpo o, all’opposto, come espressione di liberazione sessuale.

Per oggettivazione del corpo si intende la rappresentazione del corpo come un oggetto, che può essere giudicato dall’individuo e dalle persone che lo circondano in riferimento agli standard culturali (McKinley & Hyde, 1996), mentre la liberazione sessuale implica la perdita delle inibizioni sessuali e una maggiore apertura mentale in questo ambito (Weinberg & Williams, 2010).

Le ricerche riguardanti l’oggettivaazione sostengono che il sexting, non essendo un’interazione diretta tra persone, porti inevitabilmente a una visione del corpo come un oggetto (Jewell & Brown, 2013; Ringrose, Gill, Livingstone, & Harvey, 2012).

Altre ricerche sottolineano invece la possibilità che praticare del sexting possa “rafforzare” la sessualità dei partecipanti all’interazione, in quanto essi tramite il sexting possono sperimentare un maggiore controllo sulla propria vita sessuale (García-Gómez, 2017; Meyer, 2016).

Nello studio di Liong e Cheng (2019) sono stati indagati questi due aspetti attraverso diverse ipotesi di ricerca.

In riferimento alle teorie dell’oggettivazione, i ricercatori ipotizzano che le persone che praticano sexting abbiano livelli più elevati di sorveglianza corporea e di body shame (Augustus-Horvath e Tylka, 2009; Knauss, Paxton, e Alsaker, 2008); più specificamente, i ricercatori intendono indagare se la sorveglianza corporea mediata dal sexting possa essere un buon predittore del body shaming. La seconda ipotesi invece fa riferimento al fatto che le persone che praticano sexting dovrebbero mostrare un livello più alto di comfort nel mostrarsi nudi.

Dai risultati emerge che praticare del sexting porti con sé sia vissuti di oggettivazione, sia di liberazione.

Infatti, se è vero che i partecipanti a queste interazioni, sviluppano del body shaming attraverso il costante controllo del loro aspetto fisico in riferimento agli standard culturali, è anche vero che praticare sexting porta ad un livello più elevato di comfort con la propria nudità. Le persone che praticano sexting sperimenterebbero quindi dei sentimenti controversi, da un lato possono sentirsi attraenti, dall’altro possono avvertire vergogna ed imbarazzo (Dir, Coskunpinar, Steiner, & Cyders, 2013).

La spiegazione di questo fenomeno deriverebbe dal fatto che il sexting sia allo stesso tempo un’attività oggettivante che liberatoria (Curnutt, 2012). Quando le persone che praticano sexting confrontano la loro fisicità con quella proposta dai media, possono sviluppare un vissuto di oggettivazione del proprio corpo, ma il sexting non comporta unicamente una rappresentazione del proprio corpo, ma anche una esperienza percettiva e una espressione del sé. Essere guardati, in questa interazione, non porta unicamente la visione del corpo come un oggetto, ma anche la possibilità di poter sperimentare script e comportamenti sessuali (Schwarz, 2010). In pratica scattarsi e inviare foto del proprio corpo aiuterebbe a sviluppare una nuova prospettiva di noi stessi come soggetti sessuali (Rice & Watson, 2016; Tiidenberg, 2014).

Mettersi in posa per scattare una foto dal contenuto erotico fa sì che si sperimenti un senso di libertà sessuale e una diminuzione delle inibizioni sessuali, nonché un migliore senso di confidenza con il proprio corpo. L’invio di immagini sessualizzate non è necessariamente un indice di oppressione: le persone possono esplorare la propria sessualità attraverso la sessualizzazione di sé stesse (Lerum & Dworkin, 2009).

In questo senso il sexting è sempre stato sottovalutato, esso potrebbe essere un valido aiuto per i giovani per rafforzare la propria auto-determinazione sessuale, ma la maggioranza degli studi si focalizza sui fattori di rischio legati all’invio di materiale sessualmente esplicito (Döring, 2014). Infatti, molti programmi di educazione sessuale nelle scuole si concentrano sul convincere i ragazzi ad astenersi da tale attività, descrivendo i possibili scenari problematici che essa può portare (Hinduja & Patchin, 2012). Soprattutto le ragazze vengono messe in guardia da tutti i possibili inconvenienti a cui possono andare incontro se decidono di inviare dei messaggi o delle immagini sessualmente espliciti, facendo leva soprattutto sulla lesione della propria immagine a cui potrebbero andare incontro. Alcune attività di educazione sessuale che hanno come target le ragazze prevedono che esse ascoltino e guardino testimonianze di altre adolescenti che sono state bullizzate e vittimizzate dopo aver mandato delle immagini che le ritraevano nude (Albury, Crawford, Byron, & Mathews, 2013), senza fare alcun accenno ad alcuna strategia utile per poter svolgere questa attività in sicurezza.

Il sexting, se usato con coscienza, potrebbe aiutare i giovani insoddisfatti del proprio corpo a sviluppare un senso di auto- controllo su di esso e sulla propria esperienza sessuale (García-Gómez, 2017; Meyer, 2016). Il sexting dovrebbe quindi essere trattato nei programmi di educazione, come mezzo importante per prendere coscienza del proprio corpo e esplorarlo in modo autonomo, ricordando costantemente che la salute e il piacere sessuale sono un diritto di tutti e che il sexting non è altro che un altro modo per esprimere tale diritto (Ringrose, Harvey, Gill & Livingstone,2013).

Gli esperti di educazione sessuale dovrebbero comunque cercare di ridurre il rischio che i giovani che praticano sexting aderiscano troppo fedelmente agli standard culturali riguardanti il corpo (Meyer, 2016).

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